Chi sta in cabina di regia per il declassamento dell’ospedale di Bussolengo? Ulteriori approfondimenti
Proseguiamo con il tema dell’ospedale di Bussolengo, giusto per continuare ad informare su chi sta in cabina di regia. Approfondiamo, dunque, quanto già esposto nell’articolo sotto del 2 febbraio e andiamo per punti.
- Il voto di Orietta Salemi è stato determinante per l’approvazione delle modifiche alle schede in Quinta Commissione regionale. Un rigurgito del passato, in cui la “sinistra” si allea con la Lega.
Ci chiarisca Salemi -già consigliera comunale e candidata sindaca per il PD a Verona, inopportuna alla discussione in materia considerato il ruolo del marito nell’ospedale di Negrar “concorrente privato” dell’Orlandi – quali organismi dirigenti del Partito Democratico hanno avvallato il suo voto. Da sempre i consiglieri regionali dem che l’hanno preceduta si sono battuti per la salvaguardia dei presidi sanitari pubblici. Il suo “personale” voto avrà certamente delle ripercussioni anche alle imminenti elezioni politiche. Lo denuncia sui media un altro autorevole esponente dello stesso partito, consigliere comunale a Bussolengo e in Provincia, nonché tesoriere del partito, Stefano Ceschi: “La Salemi, eletta anche con i miei voti, non ha tenuto in considerazione le opinioni di noi cittadini e iscritti, votando per la chiusura dell’ospedale e schierandosi con la Lega Nord in modo personale”. Discussione a cui la consigliera regionale si è sempre limitata solo a replicare bollando le affermazioni anche del consigliere regionale Andrea Bassi come “illazioni volgari e gratuite”, senza mai, però, rispondere puntualmente nel merito.
- I voti in Quinta Commissione sanità di Orietta Salemi e di Franco Ferrari, consigliere del gruppo di Alessandra Moretti, (quindi sempre del Pd) – dove, però, è mancato il voto del dem Claudio Sinigaglia, entrato in Commissione ma uscito prima dell’alzata di mano, (interpretabile, quindi, come non favorevole) – nel conteggio dei 46 voti totali, se fossero stati contrari e affiancati magari da un voto di astensione anche di Massimo Giorgetti, di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio regionale, anch’egli presentatosi in Commissione ma uscito prima del voto, ebbene se questi voti fossero mancati, il provvedimento NON sarebbe passato.
- Salemi, a suffragio del suo voto, ha continuato a sbandierare la lettera firmata dai primari di Bussolengo sulla tesi che il “polo a due gambe” non può reggere (ma regge in altre provincie come a Vicenza) e incita alla concentrazione di un “polo unico” a Villafranca. Ma sul documento depositato, “in rappresentanza dei direttori del distretto 4”, (si legge), c’è la firma del solo primario di Urologia di Bussolengo, dottor Giuseppe Pecoraro. Ma chi è Pecoraro? Ebbene il primario di urologia è un cittadino residente a Villafranca, dove alle elezioni amministrative del 2013 si è candidato sindaco per la Lista Tosi-Lega Nord. Non arrivò nemmeno al ballottaggio e vinse Mario Faccioli, attuale sindaco. Dunque possiamo ritenere che la sua “pezza” firmata e consegnata chissà perché alla Salemi del Pd, (forse per non destare sospetti), si possa ritenere del tutto imparziale? Pecoraro, con il trasferimento di urologia da Bussolengo a Villafranca, infatti, si è già aggiudicato il posto di lavoro “sotto casa” (lo scrive anche nella lettera depositata in Commissione: “l’ospedale di Villafranca dovrà esprimere al massimo le consolidate competenze professionali di Bussolengo …”). Quel che ne risulta è un bizzarro tandem Salemi-Pecoraro, in cui la prima gode di un “reddito familiare” composto anche dalle entrate del marito medico di Gastroenterologia a Negrar (altro reparto che verrà tolto a Bussolengo), a braccetto con Pecoraro che si “aggiudica” il primariato “in continuità” a Villafranca. E il Comune di Villafranca, (come Bussolengo), va al voto a maggio: il trasferimento dei reparti da Bussolengo, ha assicurato Coletto, (dichiarandosi “molto soddisfatto” per come sono andate le cose), avverrà già in marzo. Scommettiamo che il taglio del nastro per l’apertura del Magalini rinviata da anni (su cui pendono incertezze costruttive), avverrà alla vigilia delle elezioni?
- In questi giorni social e giornali si sono riempiti di proteste di tantissimi cittadini, ma anche di medici e dirigenti sanitari che hanno operato a Bussolengo.
Sulla bacheca fb del direttore generale dell’Usl 9, Pietro Girardi, è stato postato un appello dal dottor Alberto Fontana, dal marzo 1980 al 32 ottobre 2017 dirigente medico nella Divisione di Chirurgia generale dell’ospedale Orlandi, dove vi ha effettuato più di 5 mila interventi chirurgici, il cui nonno materno Giuseppe Simeoni, primo sindaco di Bussolengo nell’immediato dopoguerra, fece acquistare il primo apparecchio radiologico Siemens, recandosi personalmente a Milano. “Quanta delusione nel vedere il sistematico sfascio culturale e materiale provocato da una classe di burocrati politico-sanitari –scrive Fontana – tesi solo a distruggere la sanità pubblica. Le posso assicurare che dismettendo di fatto l’Orlandi, si è di fatto messa la pietra tombale sulla sanità pubblica della nostra zona. Lei potrà contraddirmi, ma in cuor Suo sa già che Villafranca non decollerà mai”, scrive rivolgendosi al Dg Girardi, il quale non ha replicato al post e nemmeno alla stampa che ha provato a contattarlo.
- E’ dell’altro giorno anche la lettera inviata a L’Arena dal medico Silvio Frazzingaro (un nome molto noto nell’ambiente psichiatrico), che denuncia la scellerata proposta di concentrare 25 posti letto di psichiatria a Bussolengo, (la somma di tutti i posti per i due servizi di diagnosi e cura dell’ex Usll 22), quando la normativa nazionale e regionale prevede che “tali servizi debbano essere inseriti negli ospedali generali PER ACUTI”.
Per concludere questo lungo ragionamento, a cui ci sarebbero da aggiungere ancora moltissimi altri approfondimenti, la domanda per tutti è: possono davvero questi soggetti professionali, istituzionali, amministrativi, senza aver consultato la vasta popolazione delle aree che saranno coinvolte, e che si vedono stravolto un sistema sanitario consolidato per oltre un secolo su cui si sono investiti anche decine e decine di milioni in ampliamenti, di punto in bianco “buttare a mare” la sanità pubblica dell’intero comprensorio?
Ai posteri l’ardua sentenza … (anche nel breve periodo: il 4 marzo si vota).
Annamaria Schiano