Svincolare il territorio dall’ingombrante “alto rischio frana”: la corsa alla cementificazione dei Comuni gardesani
di Annamaria Schiano
E’ la corsa all’oro del momento: declassare da alto a intermedio il rischio frana attiva nei territori gardesani attorno alla catena del Baldo, databile al periodo dell’Eocene, circa 35 milioni di anni fa. Il Lago di Garda, infatti, è situato in una conca tettonica e sul Monte Baldo si possono ancora constatare le solcature e le striature dovute all’azione delle glaciazioni.
Un territorio fragile, di rara bellezza, ma che nella storia ha già mostrato il suo “lato debole”, con ripetute frane sulla strada gardesana (e vittime sotto il peso dei massi caduti), valanghe, allagamenti, terremoti e vari altri disastri, su cui in mezzo secolo (un battito di ciglia nei tempi geologici) si è cementificato tutto il possibile, ma a quanto pare anche l’impossibile.
Il declassamento del rischio frana, a cui stanno appellandosi molti Comuni, in primis Malcesine, Brenzone, Torri e Garda, nella sostanza appare finalizzato allo svincolare il divieto a costruire nuovi fabbricati nelle aree considerate pericolose. E già questo dovrebbe far riflettere sulle responsabilità politiche di chi opera in tal senso. E’ per questo che esiste un Piano di assetto idrogeologico (Pai), imposto dall’Autorità di Bacino del Po, Ente dello Stato che ha il compito di difesa del suolo. Ma se il Pai da un lato perimetra le aree a rischio e ne blocca l’espansione a nuove costruzioni, dall’altro non vieta la ristrutturazione dell’edificato esistente, anzi concede benefici e “premi” a chi esegue interventi di protezione e consolidamento del rischio frana.
Il territorio ha un limite di carico antropico, ma la cupidigia umana non pare avere limite invece. E’ recente anche la ripresa del mercato immobiliare, soprattutto in aree pregiate come quelle del Garda. Ed ecco che riprende anche la corsa alla “necessità” di nuove espansioni edilizie e alberghiere. (Come se non bastassero tutte le lottizzazioni realizzate in decenni e che hanno deturpato Ambiente e Paesaggio). I paesi di Malcesine, Brenzone, Torri e Garda, da anni stanno portando avanti le pratiche urbanistiche dei loro territori, per “liberarsi” dai vincoli del Pai.
Oggi sulle pagine de L’Arena, il sindaco di Malcesine Nicola Marchesini “festeggia” l’approvazione della Provincia al loro Pat, che include il declassamento del rischio frana da alto a “stabilizzato”. “Con lo sblocco del Pai si aprirà la strada per sbloccare 60 mila metri cubi di nuove strutture alberghiere e 35 mila per il residenziale …” ha annunciato soddisfatto il sindaco. Senza spiegare, però, che l’iter per l’approvazione definitiva del Pat di Malcesine ha ancora tempi lunghi, strumento urbanistico che dovrà infine essere deliberato dalla Regione Veneto, con il relativo declassamento del rischio frana che dovrà essere recepito nella cartografia dell’Autorità di Bacino.
Se da un lato, infatti, gli Enti Locali come Comuni, Province e Regione Veneto, in successione hanno già dato l’ok al declassamento, (e ne saranno responsabili dinnanzi alle prossime generazioni), l’Ente dello Stato sovra istituzionale non lo ha mai recepito. Per fare un esempio, a Garda sono in corso indagini della Procura per aver concesso autorizzazioni edilizie sulla Rocca, declassata nel rischio dalla Regione, ma mai traslata nella cartografia dell’Autorità di Bacino.
“Ai posteri l’ardua sentenza” …