L’alto rischio frana della Rocca e le opere di messa in sicurezza attese da 8 anni
E’ del 31 gennaio scorso l’allarme lanciato sulle pagine de L’Arena dal geologo Enrico Nucci a cui i Comuni di Garda e Bardolino hanno dato l’incarico di monitorare la sicurezza della Rocca. E’ sempre lui, infatti, che dal 2009 sta tenendo “sott’occhio” quanto accade sulla sommità del colle, dopo l’evento franoso che si verificò il 6 febbraio, dunque giusto 8 anni fa. Ed è sempre del mese scorso, gennaio 2017, l’ultimo affidamento di spesa della giunta di Bardolino a Nucci per l’acquisto, (a poco meno di 1.200 euro), di un drone che “fotografi” dal cielo i pericoli che incombono dalla Rocca. Il monitoraggio eseguito da Nucci, sempre riportando quanto scritto da L’arena, ha così rilevato: “Innumerevoli situazioni precarie predisponenti il pericolo … Massi anche di volume significativo, disgiunti dalla parete, che in caso di eventi scatenanti, come terremoti, (l’ultimo di magnitudo 3.6 si è registrato appunto ieri), piogge persistenti (e in questi giorni sono persistite …), violenti sbalzi di temperatura, potrebbero dare luogo a crolli”.
Le aree a rischio sono ai piedi della Rocca, dove vi scorre la strada gardesana, si trovano le spiagge pubbliche de La Cavalla e il campeggio La Rocca, che vi prende anche il nome e soprattutto la passeggiata lungolago utilizzata ogni giorno da tantissime persone.
E’ dal 2010, quindi, che Garda e Bardolino hanno predisposto un progetto congiunto per la messa in sicurezza della Rocca, classificata dal Piano di assetto idrogeologico (Pai) dell’Autorità di Bacino, ad “Alto rischio frane”. Rischio elevato che ora il sindaco di Garda, Davide Bendinelli, vuole declassare ad intermedio per agevolare (e sanare) interventi edilizi eseguiti nell’area interessata, che peraltro si estende praticamente a tutto il territorio del paese fino a punta San Vigilio (vedi articolo del 10 dicembre).
Gli interventi effettuati sul fronte roccioso, che secondo Bendinelli consentono il declassamento del rischio frana, sono la posa di una rete paramassi per una lunghezza di 90 metri lineari sotto il costone franato, i valli di contenimento creati e i puntelloni sulla corona. Lavori approvati con il progetto esecutivo congiunto tra i due Comuni e trasmesso a Regione, Provincia, Prefettura e Ministero all’Ambiente. L’ultimo sollecito nel 2014 a proseguire i lavori è del sindaco di Bardolino, Ivan De Beni, con cui invitava il Dipartimento protezione civile del Presidente del Consiglio a indire una conferenza servizi per fare il punto sull’iter e i finanziamenti all’opera di messa in sicurezza, che, però, è rimasta “lettera morta”, senza risposta. Dopo l’evento franoso del 2009, peraltro, la messa in sicurezza della Rocca era stata inserita nella classifica ministeriale al nono posto tra le dieci località più a rischio d’Italia, poi, precipitata non si sa in che posizione nella lista “nera”, in seguito alle emergenze dei vari terremoti avvenuti nel Paese. Ed anche la Regione non ha più dato segni di vita, sebbene Bendinelli assicuri che tra tre-quattro giorni (quindi la settimana prossima) firmerà la convenzione con Veneto Strade, la quale si impegna a realizzare interventi per 400 mila euro, destinati alla messa in sicurezza della strada gardesana, arteria regionale.
Dal Comune di Bardolino, invece, l’assessore delegato Lauro Sabaini, spiega che il progetto congiunto tra i due municipi, prevede una spesa di 1 milione 100 mila euro. Soldi che devono essere stanziati dagli Enti sovracomunali, anche se i terreni attorno alla Rocca sul fronte bardolinese sono tutti privati, all’opposto di Garda, dove è il municipio ad essere proprietario di gran parte dei terreni posti attorno alla sommità del colle. Il progetto prevede sempre la stessa metodica di intervento: rivestimenti con funi di acciaio delle rocce, ancoraggi e vallo paramassi con rilevato, quest’ultimo già realizzato dai proprietari del campeggio La Rocca (la famiglia della contessa Rizzardi), a protezione del campeggio stesso.
L’area a rischio nel versante bardolinese è di circa 60 mila metri quadrati ed è in quella zona che Rizzardi ha realizzato il vallo paramassi su una lunghezza di circa 240 metri. “Il vallo – spiega Sabaini – restringe la linea di frana attiva fino al lago, quindi ora bisogna individuare la vera area di pericolo e una volta messa in sicurezza potrebbe anche esserne declassato il rischio, ma non certo per destinarla a zona di espansioni edilizie: in aree a rischio non si fanno e non c’è nessuna intenzione di inserire tale eventualità nei nostri piani urbanistici”. Rassicurazione che, però, non può escludere che un domani altre Amministrazioni non possano cambiare idea. Inoltre Sabaini, assicura che il monitoraggio eseguito dallo studio geologico “non rileva dal 2009 ad oggi nessun movimento roccioso”. Ma è lo stesso Nucci a dichiarare che in caso di eventi sollecitanti il pericolo c’è, eccome.
Allora sorge la domanda: se succedesse qualcosa, di chi sarebbe la responsabilità? “Non dei Comuni, poiché i terreni sono privati e quindi devono essere i proprietari a mettere in sicurezza le proprie aree”, risponde l’assessore bardolinese. Ma allora perché il progetto per la messa in sicurezza è diretto dai Comuni? Perché, pare, facciano da regia istituzionale sull’intervento al territorio, anche nella eventuale distribuzione ai privati di finanziamenti pubblici, con cui i proprietari terrieri dovrebbero realizzare le opere di messa in sicurezza.
Insomma, troppi se e troppi ma, in un quadro che non è delineato chiaramente nelle competenze e nelle responsabilità. Intanto sono trascorsi 8 anni, piove, ci sono scosse telluriche e centinaia di migliaia di auto, bagnanti, cittadini e campeggiatori che continuano a transitare in zone classificate ad “alto rischio”. Annamaria Schiano