Bardolino: risate per due ore con Beppe Severgnini all’apertura di “Parole sull’acqua”
Annamaria Schiano
Successo di pubblico venerdì sera per l’apertura della rassegna culturale “Parole sull’acqua”, con la presenza del giornalista scrittore e inviato del Corriere della Sera Beppe Severgnini. Tutti esauriti i 300 posti a sedere della tensostruttura in piazza del porto e con anche molte persone rimaste in piedi ad ascoltare fuori dal padiglione, esposti a vento e pioggia. Inevitabili le battute sul nome della kermesse. “Sarebbe stato meglio chiamarla Parole sotto l’acqua” –è stato detto- e alla prima folata che ha capovolto manifesti e cavalletti, qualcuno ha aggiunto: “Parole al vento”.
Divertito anche Severgnini, che ha subito detto: “Se uno chiama la manifestazione ‘Parole sull’acqua’ è chiaro che poi piove, ma sebbene a tutti dispiaccia, a me no!”
E giù di seguito con un lungo elenco di battute che hanno fatto ridere per due ore il pubblico, rimasto in fila anche al termine dell’incontro per la dedicata sul libro dell’autore. Severgnini, infatti, è giunto a Bardolino per presentare il suo ultimo libro “La vita è un viaggio”, ma guai a dire “l’ultimo”, come ha annunciato il giornalista che lo ha presentato e intervistato, Beppe Muraro.
Il Beppe più famoso lo ha ripreso: “Non si dice l’ultimo, sia mai, bensì il più recente”. Severgnini ha, poi, espresso tutto il suo entusiasmo per il Lago di Garda, che dice di non conoscere, sebbene il suo primo libro, a 34 anni, lo abbia presentato proprio a Gardone Riviera, sulla sponda bresciana. “Pioveva anche allora, quindi pensateci bene prima di invitarmi”. Quindi la parola a Muraro per le domande sulle 20 parole che danno il titolo ad altrettanti capitoli del libro, che è anche un testo teatrale in cui lo stesso autore recita come attore, forse unico caso tra giornalisti-scrittori. In particolare ci si è soffermati su tre parole che iniziano con la “r”. “Rispetto”, che l’inviato del Corriere spiega è attribuita al “rispetto per le donne, vittime della mancanza di autostima degli uomini, che non accettano di essere lasciati”. Il capitolo è dedicato al tragico omicidio di Lucia Bellucci, la trentenne uccisa dall’avvocato veronese Vittorio Ciccolini.
“E’ la prima volta che lo racconto, è nata una amicizia profonda con la famiglia, che è venuta anche a vedere lo spettacolo teatrale dove recito la storia della figlia”. Un’altra parola è “Resilienza”, dedicata anch’essa alle donne: “E’ la capacità di resistere, di tenere botta. Le donne che hanno un’età che comincia con 5 sono l’emblema di resilienza: devono occuparsi di mariti vivaci, dei figli ancora in casa, di genitori e suoceri anziani: tutto gli arriva!”.
E più volte ha citato la moglie seduta in sala con degli amici alto atesini. Infine: “Rinuncia”, il capitolo in cui Severgnini racconta la sua rinuncia per una settimana intera all’uso di internet, precisando, comunque che è una grande cosa: “Rinunciare alla rete per me che sono un giornalista digitale è stata una sofferenza, ma mi è servito a rinforzare la memoria e a tirare fuori nuove idee, è stato un digiuno, mi svegliavo con le crisi di astinenza, ma ho capito che non bisogna esagerare”.