Affi Garda e Torri si consorziano. Affi dirige gli appalti per tutti e tre i Comuni: tagli ai servizi
Si mettono insieme i piccoli Comuni del lago di Garda per fare fronte ai tagli dello Stato. Garda ed Affi lo hanno deliberato in consiglio comunale ieri sera. Torri lo ha già fatto il 22 gennaio. I tre Comuni, così, entro fine anno saranno associati nelle attività amministrative.
Anche perché lo impone la legge (la 135 del 2012) che stabilisce: “i Comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti devono obbligatoriamente esercitare in forma associata, nella forma dell’Unione di Comuni o in quella della Convenzione, le funzioni fondamentali…”.
L’elenco delle funzioni è lungo: Affi, Garda e Torri ne eserciteranno assieme 11, tra cui attività fondamentali come quelle degli uffici tributi, ragioneria, edilizia pubblica e privata, patrimonio, rifiuti, catasto, trasporti, polizia locale, protezione civile, ecc. E poi, soprattutto, c’è la “Centrale unica di committenza”, sempre imposta dalla legge, che prevede si costituiscono degli accordi consortili tra Comuni per l’affidamento degli appalti. Ed ecco la sorpresa: sarà Affi ad eseguire i bandi per gli appalti di importo superiore a 40 mila euro per tutti e tre i paesi associati. “Affi ha pure una convenzione tutt’ora in atto con Costermano –precisa il sindaco Roberto Bonometti- per la gestione di polizia locale, catasto e protezione civile, ma non abbiamo raggiunto un accordo per tutti gli altri settori, quindi ora ci siamo consorziati anche con Garda e Torri. Tutto sarà reso esecutivo entro il 31 dicembre 2015”. Del resto il tema dei tagli governativi ai Comuni e i patti di stabilità che sono costretti ad osservare, a scapito in tanti casi dell’impossibilità a finanziare opere fondamentali per le popolazioni sono sempre più di attualità.
La mancanza di risorse, infatti, ha portato Bonometti ad annunciare che sarà costretto a togliere il servizio dello scuola-bus per le elementari, in quanto produce una perdita annuale di 50 mila euro e ad innalzare le rette della scuola materna del 30%, portandola da 120 a 150/160 euro al mese, con un incremento di spesa annua per ogni bambino di 360 euro, passando da 1.200 euro l’anno a circa 1.600. A.S.