Nasce (finalmente) il parco del Baldo, ma solo in Trentino
di Bartolo Fracaroli
E’ nato il parco del monte Baldo. Ma solo in trentino. E sul versante veneto? Niente. Il parco, previsto dalla Regione Veneto fin dal 1971, con ben 5 progetti sviluppati in 43 anni, ora nasce tagliato in due.
Il Baldo si estende per 38 chilometri e raccoglie il 43 per cento dell’intera flora alpina europea presente (1952 specie botaniche fra cui 72 endemismi e 3 esclusive; le farfalle italiane? di 5000 specie: 2085 sono presenti sul Baldo). Cosa hanno fatto in tutti questi decenni Regione, Provincia, Veneto Agricoltura, associazioni ambientaliste, assessorati all’ambiente, alla cultura, al turismo, organizzazioni degli albergatori, campeggiatori, agricoltori, allevatori, associazioni della montagna (sono ben 26 nel Veronese)? Niente.
Virgilio Asileppi, sindaco di Brentino Belluno, indimenticato presidente della Comunità Montana del Baldo, vice presidente della Provincia e assessore alla caccia, presidente dell’aeroporto Catullo, presidente della Cantina Sociale Valdadige di Rivalta (ed altro, ai tempi d’oro dorotei della Balena Bianca), in un questionario fatto per L’Arena due anni fa si dichiarò unico contrario ad un parco del Baldo, onestamente confermando che dei comuni del massiccio (25 mila abitanti fra cui 700 cacciatori) due pedemontani erano indifferenti e sei a favore. Temeva “un nuovo carrozzone burocratico”.
Nulla si è più mosso. Tranne i progetti di un traforo di 9 chilometri, quello di una cremagliera dal lago su ai 2063 di Costabella , le beghe sulla funivia di Malcesine con scambi di poltrona presidenziale con la seggiovia di Prada (la prima, che si vede dal satellite, ha circa 400 mila passaggi l’anno, non realizza il museo del Baldo a Tratto Spino promesso, non ha corretto i suoi modesti depliant dove le passeggiate sono chiamate trekking, vende solo aria fina e panorami), la seconda, di Brenzone e San Zeno di Montagna, sta cercando solo 4 milioni di euro per potersi rinnovare, e ne cercava addirittura nove, assicurando centomila passaggi – quando, storicamente, non ha sempre visti meno della metà).
Ferma la molto prospettata seconda gardesana; fermo (e meglio per tutti) un trenino da Brentonico a Novezzina proposto alla U.E. (qualcuno eccepì che la strada Graziani, d’inverno, viene chiusa per le puntuali valanghe); vistosissimi i falansteri di seconde case a schiera di periferia sorti sopra Ferrara; cresciuti i vigneti d’alta quota sotto Spiazzi dove non erano mai viste vigne fino ai mille; ipotizzati grandi campi di golf d’altura con nuove “indispensabili” multiproprietà edilizie (preferiamo i maglioni); abbandonata la maggior parte di bàiti e casère delle 52 malghe pubbliche o restaurati come vezzose villette che nessuno usa e propone, molte sono crollanti-crollate ( vedi la più antica, il baìto di Naole); “restaurata” l’edilizia tipica del Baldo veronese con interventi obbrobriosi anche dalle tinte fosforescenti; di moda la corsa in moto per tutta la transbaldense; una guardia venatoria e forestale ogni 10 chilometri quadrati (bastano due cellulari ai tantissimi bracconieri per farla sempre franca), marogne crollanti ovunque e castagneti ed oliveti abbandonati sepolti dai rovi; il restauro dell’ex bellissimo borgo di Campo: gli edifici medioevali vi crollano. Il rif. Chierego, comprato dalla Comunità Montana per farne un polo culturale del massiccio (ipse dixtit) dove non s’è visto nulla, ma doppia segnatura dei sentieri, le “Vie dei monti” di Brenzone, con tabelle giusto a fianco di quelle Cai che recano, però, la distanza orarie. Ovunque si tagliano maestosi alberi plurisecolari: a Prada, Quaìn, Cà Lunghe.
Dicono qualcosa ai nostri amministratori i nomi Calzolari, Pona, il Seguier, il Goiran, Pollini, i contemporanei Prosser, Bertolli, Zanini, Bianchini, di Carlo? Tutti botanici insigni. Oppure ricordano i nomi storici dei reggenti del Civico Museo di Storia Naturale, di Italia Nostra, del WWF, del Cai, del geografo Turri che, 43 anni fa si ritrovarono una sera in un’osteria di Cavaion (celebre per il baccalà) ad elaborare un progetto che, Araba Fenice, sempre apparve e mai non fù?
“ Il Baldo è uno solo, il parco dev’essere uno solo – per il nuovo gestore del rifugio Telegrafo, il più vecchio e più alto del Veronese (del 1897, 2150 metri), Alessandro Tenca – altrimenti lo gardalandizziamo”.